venerdì 10 aprile 2015

Meravigliarsi a casa propria

Il motivo per cui le nostre città non ci sorprendono tanto quanto quelle che si vanno a visitare sta nel fatto che per noi, le nostre città, non sono altro che casa nostra.
Tutto ciò nasce da una passeggiata fatta, per caso, tra le vie di Brick Lane e il quartiere di Shoreditch: case vecchie e malandate; negozi di indiani, arabi; murales (ma io li definirei vere e proprie opere d'arte) sui muri; spazzatura, disordine, multiculturalità e tanto altro.
Ecco, tutto questo (magari in versione limitata e con qualche piccola differenza) penso ci sia anche a Catania.
A Catania c'è di tutto e di più, eppure non mi verrebbe mai di fare una passeggiata con tanto di macchina fotografica al collo tra le strade della Civita, di S. Berillo e S. Cristoforo.
Più che altro perché non ne uscirei vivo.
Ad ogni modo, credo che anche nella mia città ci sia quella multiculturalità, quel cibo orientale, quella spazzatura e qualche murales (o scarabocchio), proprio come a Londra.
E allora perché non mi meraviglio?
Perché non pubblico foto della mia città e di certi lati "oscuri"?
Secondo me perché Catania, la mia città, è casa mia.
Ed allora, così come si fa con la propria famiglia e con le proprie mura domestiche, si cerca (e cerco) di mantenere una certa privacy, un senso di appartenenza che è gelosia, che è un tentativo di non esporsi troppo.
Al di là del fatto che, essendo la mia città, ci abbia fatto pure l'abitudine, quel che più mi preme notare è come questa sensazione di essere a casa non mi permetta di meravigliarmi di quel che invece, altrove, non mi esimo dal fare.

E tutto ciò è male, tutto ciò va recuperato. Bisogna meravigliarsi anche di casa propria.
Persino della propria città.

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