sabato 28 marzo 2015

La morte di Johann Strauss II

"Il 1° giugno 1899, povero Jean, in un momento di delirio, continuava a chiamare me e mia figlia incessantemente, nonostante noi fossimo state entrambe sul suo letto di morte. E quando ci riconobbe, un sorriso stanco passò sulla faccia pallida e i sui suoi occhi malinconici (che in altri tempi erano stati così brillanti) e mentre stava lottando per l'ultimo respiro, cantò una straziante canzone!
Una vecchia canzone, ben conosciuta da me e mia figlia, ma che non l'avevo mai sentita cantata da lui. Pronunciò solennemente con le sue labbra pallide delle parole che risuonarono in maniera spettrale nella stanza: Brüderlein fein, Brüderlein fein einmal muss geschieden sein! (Piccolo fratellino, piccolo fratellino, un giorno ci dovremo dividere!). Il mattino del 3 giugno mi prese la mano, la baciò due volte senza parlare. Fu la sua ultima carezza. Nel pomeriggio, alle 16.15 morì fra le mie braccia."

Adele Strauss, terza moglie del grande compositore austriaco.

lunedì 23 marzo 2015

Quel che penso

"Questo è il Fato, forza nefasta che impedisce al nostro slancio verso la felicità di raggiungere il suo scopo, che veglia gelosamente affinché il benessere e la tranquillità non siano totali e privi di impedimenti.
Invincibile, non lo domini mai. Non resta che rassegnarsi e soffrire inutilmente.
Il sentimento di disperazione e sconforto si fa più forte e cocente. Non sarebbe meglio voltare le spalle alla realtà e immergersi nei sogni?
Così tutta la vita è un'alternanza ininterrotta di pesante realtà, sogni fugaci e fantasie di felicità...
Non c'è approdo. Vaga per questo mare, finché esso non ti avvolge e ti inghiotte nelle sue profondità."

P. Tchaikovsky

sabato 21 marzo 2015

Un ritorno in stile British

Metti un giovedi' mattina, ore 6:30, a Londra.
Metti un'alba di un nuovo giorno qualsiasi, nella East London.
E metti persino un treno diretto verso il centro.
Un treno della District Line, di quelli lenti, colmi di gente, in cui non riesci a trovare un posto nemmeno a pregare.
Sembra di essere al Sud Italia ed invece no, questa e' Londra, questo e' il lato buio della capitale europea.
Il lato "est", per la precisione.
Metti che riesci a salire su quel treno (per puro caso): e' li' che inizia la lotta alla sopravvivenza.
Che poi in inverno va pure bene, dato che il calore creato da quell'ammasso di esseri umani ti rigenera dal freddo pungente della mattina inglese.
La realta', pero', e' che una volta salito su quel treno non puoi far altro che osservare chi ti sta intorno ed e' proprio allora che capisci, capisco.
Vedi gente che dorme, gente con le cuffie alle orecchie, gente che gioca al telefonino e alcuni (pochi) che leggono.
Poi ci sono quelli in piedi, proprio come te.
Poche donne, molti uomini, tutti uniti dalla stessa ed identica caratteristica: sono lavoratori.
Proprio cosi': il lato buio di Londra sta tutto in quel treno che, da Est, si dirige verso il centro e poi verso Ovest, passando per i quartieri di lusso quli Westminster, Kensington, Notting Hill.
Gia', ma che ne sanno quei lavoratori della bellezza di una casa comoda e pulita, grande e spaziosa, in pieno centro?
I lavoratori che affollano il treno sono per lo piu' gente dell'Est (che coincidenza!) Europa.
Polacchi, russi, serbi, romeni, ucraini: e' gente che il freddo lo conosce bene, cosi' come il lavoro manuale, il lavoro di sacrificio e di dolore. Il lavoro che conta, perche' e' proprio grazie a loro che quegli stupidi ricconi di South Kensington hanno un tetto sotto cui dormire.
Lungi dal voler essere apostrofato quale razzista o xenofobo, la mia considerazione riguarda una visione un po' piu' umana di questa citta' che mi ha accolto cinque mesi fa e che tutti conoscono per lo splendore, per il Big Ben e il London Eye e per la ricchezza in generale.
In realta', quando si vive in una metropoli quale Londra, non e' difficile imbattersi in situazioni simili alla mia ed e' proprio cio', a mio modo di vedere, che ti permette di capire la citta', di conoscerla al meglio nella vita di tutti i giorni.
Perche' si', in fondo questa non e' altro che la vita di tutti i giorni: treni colmi, soprattutto all'alba e al tramonto; gente con i pantaloni e le felpe sporche di vernice e di sudore e chi piu' ne ha piu' ne metta.
Che piaccia o no, Londra e' anche questa.