venerdì 20 luglio 2012

Esibizionisti


I giovani d'oggi sono morti che camminano.
Ma non nel senso in cui un uomo ben più colto del sottoscritto descrisse se stesso.
Pace all'anima sua.
I giovani d'oggi sono morti dentro, dentro all'anima. Ed in fondo al cuore.
I giovani d'oggi non hanno più alcun interesse che non vada oltre il proprio esibizionismo.
Non tentano nemmeno di scavalcare il muro delle difficoltà, arrampicarsi su di esso e poter osservare la vita.
No, i giovani d'oggi non ci provano più. Vedono quel muro, l'osservano per qualche secondo, e poi tornano, prepotenti e attenti, ai propri cellulari.
Sono macchine. Siamo macchine.
Macchine che possiedono un cervello troppo piccolo per gli impulsi a cui sono sottoposte, ma fin troppo grande per gente che ormai è morta.
Abbiamo di fronte quel muro che tanto ci complica le cose. Quel muro che è la difficoltà. Quel muro che, una volta superato, ci mostra, in tutta la sua bellezza, la vita stessa.
Eppure non ce ne importa più niente.
Un tempo, i giovani facevano di tutto per arrampicarvisi sopra ed osservare.
Sentirsi soddisfatti di governare quel triste e grigio ammasso di mattoni era, per loro, la vittoria più bella che si potesse mai ottenere.
Ma oggi no, oggi la vittoria sta nell'espressione massima di se stessi.
Un'espressione assolutamente falsa, un'espressione che non ci assomiglia per niente, né, per di più, ci rappresenta.
Siamo sì noi stessi, ma nel modo in cui la società ci vede e vuole che ci mostriamo.
E' esibizionismo chiaro e puro. E' a ciò che tutti noi puntiamo, è a ciò che tutti noi ci rivolgiamo.
Se non ci esibiamo d'innanzi al mondo, ci sentiamo persi, insignificanti, quasi inesistenti.
E' proprio contro questo esibizionismo che i giovani d'oggi devono alzarsi e protestare.
Devono alzare le teste dai propri cellulari, dai propri aggeggi elettronici e mortali, e dire di no, dire che non ne vale la pena.
Non vale la pena di morir come macchine, praticamente logore e sfiancate dalle innumerevoli fatiche che noi stessi ci creiamo e di cui il corpo non ha nemmeno bisogno.
Sì, perché esibirsi e raggiungere posizioni elevate costa fatica, un'enorme fatica.
E al raggiungimento dell'apice che sarà facile ottenere ancor più successo.
Ma, fino ad allora, l'esibizionista apprendista dovrà comportarsi come i suoi coetanei, fare di tutto perché si assomigli ad essi ; dovrà pur parlare alla stregua degli amichetti, per non parlare della musica : musica che è omologata, omogenea e monotona. Una musica che accomuni questo spicchio di società che spicchio ormai non è.
L'esibizionista apprendista, dicevo, ha davanti a sé una sfida che è fatta di innumerevoli fatiche. Vogliamo parlare dell'abbigliamento ? Ma è scontato : omologato, omogeneo, monotono...
Per fortuna, la società d'oggi, grazie anche alla globalizzazione e al capitalismo sfrenato, ha reso possibile che tale omogeneità sembri comunque eterogenea.
Ci sono talmente tante possibilità di apparire identici pur scegliendo il diverso.
Pensiamo alle scarpe, ad esempio. Sono tutte uguali, eppur allo stesso tempo diverse.
Per questo, se parlerete con un esibizionista apprendista, gli sentirete dire che no, lui non ha scelto quelle scarpe per imitare qualcun altro, ma solo per “virtù” propria.
E' la vittoria della società, tutto ciò. E' la vittoria delle mille sfaccettature ( tutte omogenee, ovviamente ) di cui è composto il mondo d'oggi.
Per questo, anche se apparentemente diversi, questi esibizionisti, in fin dei conti, sono tutti uguali.
E quale dramma, quale tristezza l'osservare come questi esseri non s'accorgano di quanto siano identici.
Ma come fanno a non vedersi ? Come fanno a veder oltre ?
Li vedi in faccia e sono tutti uguali. I capelli, altrettanto.
Sbirci gli sguardi che escono da quegli aggeggi fotografici, e non puoi che scuotere la testa, rinnegare l'evoluzione umana.
Sono tutti uguali, tutti identici.
Eppure no, per loro non è affatto così. Ogni componente esibizionista è diverso dall'altro.
E allora sapete che vi dico ?
Che è vero, è tutto vero. Siete diversi, siete dei poeti della diversità, dell'eterogeneità.
Certo, siete poeti materiali, poiché di cose false e non immortali vi circondate l'anima e la vostra stessa vita.
Ma, sarà, questa è una nuova tecnica priva di versi.
Sì, siete poeti del diverso. Quel diverso che non vi appartiene, poiché è proprio alle sfaccettature omo-eterogenee del mondo a cui vi appellate che vi riempite l'orgoglio vuoto.
Proprio come le vostre anime. 

Nessun commento:

Posta un commento