lunedì 8 giugno 2015

La nostalgia

Ogni tanto sento delle fitte profondissime e dolore che mi falciano l'anima, mi scuotono la mente e distruggono il mio cuore.
Queste fitte la cui provenienza non conosco, ma la cui consistenza (quella sì) è ben nota, si moltiplicano, aumentano, si fanno sempre più grandi, in uno sciame vero e proprio di dolore che dura un secondo o qualche istante, ma che resta per sempre.
E' la nostalgia.
La nostalgia di tutto quello che è stato e che non è più.
La nostalgia di casa mia, la nostalgia della mia città, la nostalgia dei volti della gente, delle strade consumate, dei tramonti in piena estate e della gioia della natura.
E' una nostalgia che, per fortuna, non sempre si presenta con la stessa potenza e che latita il più delle volte, eppure è lì, sempre lì (lì nel mezzo...).
E' come un vulcano, l'anima mia, al cui interno la nostalgia bolle e ribolle, se ne sta in silenzio e attende il momento giusto per risalire, per esplodere, per sgorgare d'ogni dove.
Già, un vulcano. Non è curioso? L'anima mia è un vulcano e un vulcano cos'è, se non la mia terra stessa? Se non il posto in cui sono nato e cresciuto? Quell'espressione della natura che amo sin da bambino e che mi manca terribilmente?
Così se ne sta un'anima vagabonda, un'anima in cerca di avventure e nuovi posti da vedere e da scoprire.
Così se ne sta quest'anima: con le braccia tese verso l'alto (che è il futuro), ma gli occhi rivolti in basso (che è il passato).

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