lunedì 21 maggio 2012

Metro

In moltissimi dei libri contemporanei è possibile riscontrare una caratteristica comune.
Non so se sia solo una coincidenza o meno, ma molti autori amano descrivere, pur per il semplice scopo di "spezzare" la trama, momenti in cui il protagonista si ritrova nella metropolitana, assorto, pensieroso, o semplicemente curioso.
C'è il personaggio che sale in metro perché sta seguendo ad un altro personaggio.
C'è quello che "osserva" ( da qui "il personaggio osservatore").
Poi c'è quello che è triste, che vuole dimenticare.
Qualsiasi situazione essa sia, la metro è lo spazio in cui i personaggi ritrovano l'io, la pace interiore,
un luogo che permette di scappare dalla vita ecc.

Non capisco. Avete mai provato ad andare in metro ?
Avete mai provato a leggere mentre vi trovate in metro ?
O magari a "spiare" ?

Io non ce l'ho fatta. Non sono riuscito mai a leggere, né a spiare ( se non una bella ragazza ).
E' impossibile scrutare il proprio io poiché la metro è uno dei luoghi più chiassiosi e sporchi che
esistano al mondo. Inoltre è impossibile scappare dalla vita reale perché la metro stessa pullula
di vita reale. Di vita.
C'è chi sale, chi scende. Chi ride e chi ascolta della musica.
C'è di tutto. Non puoi allontanarti un istante da questo mondo, altrimenti sei fritto : scendi alla prossima fermata.

A me sembra che la metro sia il luogo in cui l'essere umano è più cupo, triste.
Perso.
E' perso nella nullità del suo stesso essere. Quella nullità che è mille volte più grande perché vede,
attorno ad esso, centinaia di esseri identici a lui.
E' perso perché è lì che si pensa spesso alla propria vita, alla propria giornata.
E' un luogo in cui riflettere, la metro, e spesso negativamente.

E' un luogo triste perché è ricco di gente triste.
Beh, ovviamente si tratta di ciò che ho visto io.
E ciò che ho visto è tanta gente morta dentro.


Una creazione di Asaf Hanuka mi ha dato l'ispirazione per questo intervento ed esprime chiaramente ciò che penso.


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