martedì 14 febbraio 2012

Io e l'albero


Io lo vedo come un segno, come un simbolo.
Così come i simbolisti vedevano nelle parole della poesia immagini da scoprire,
immagini che solo il poeta poteva scoprire, io trovo nella scena che ho davanti un altro di quei simboli che solo io riesco a capire, ad intendere.
Per carità, non che io sia un poeta.
Ma lasciatemi godere di questo piccolo momento di vanità, lasciatemi immaginare, almeno per un solo istante, che ciò che penso sia vero, che quest'immagine non sia altro che me, ma nella forma, per l'appunto, di una mera e semplice immagine.

L'albero che stanno potando qui davanti alla mia finestra sono io.
Quest'albero esisteva sin da prima che io arrivassi in questa città spagnola ed ha vissuto con me in tutti questi cinque mesi.
Adesso, però, sta crollando sotto i colpi di una normalissima motosega, sta dicendo addio ai suoi rami, al suo verde immenso, nonostante l'inverno ormai inoltrato.
Io vado via questa domenica. Io ho vissuto questi cinque mesi assieme a lui.
Io lascio questa città a breve. Lui l'ha lasciata oggi ( salvo il tronco, è chiaro ).
Non vi basta ? Non è già sufficiente ?

Ecco, io trovo in tutto ciò l'immagine di me stesso che vive e sopravvive qui, per tutti questi lunghi cinque mesi, ma che poi è costretta ad andar via, perché il tempo passa, perché è proprio il tempo di farlo.
Così come è il tempo di potare un albero, questo è pure il tempo di lasciare questo posto, di lasciare qualcosa di mio a questa città.
L'albero donerà i propri rami, io forse niente, ma almeno posso dire di avervi lasciato un bel po' di soldi.

A dire il vero c'è qualcosa di più : qui ho lasciato risate, pianti, tristezza e gioia.
Qui lascerò una parte di me, cinque mesi di vita che ho affrontato altrove, lontano da casa e dalla mia famiglia.
Ebbene, così come l'albero, lascio qualcosa di mio a questa città.
In un modo o nell'altro, io e l'albero lasceremo qualcosa.
E ciò voi come lo chiamate ?

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