Io lo vedo come un segno, come un simbolo.
Così come i simbolisti vedevano nelle
parole della poesia immagini da scoprire,
immagini che solo il poeta poteva
scoprire, io trovo nella scena che ho davanti un altro di quei
simboli che solo io riesco a capire, ad intendere.
Per carità, non che io sia un poeta.
Ma lasciatemi godere di questo piccolo
momento di vanità, lasciatemi immaginare, almeno per un solo
istante, che ciò che penso sia vero, che quest'immagine non sia
altro che me, ma nella forma, per l'appunto, di una mera e semplice
immagine.
L'albero che stanno potando qui davanti
alla mia finestra sono io.
Quest'albero esisteva sin da prima che
io arrivassi in questa città spagnola ed ha vissuto con me in tutti
questi cinque mesi.
Adesso, però, sta crollando sotto i
colpi di una normalissima motosega, sta dicendo addio ai suoi rami,
al suo verde immenso, nonostante l'inverno ormai inoltrato.
Io vado via questa domenica. Io ho
vissuto questi cinque mesi assieme a lui.
Io lascio questa città a breve. Lui
l'ha lasciata oggi ( salvo il tronco, è chiaro ).
Non vi basta ? Non è già sufficiente
?
Ecco, io trovo in tutto ciò l'immagine
di me stesso che vive e sopravvive qui, per tutti questi lunghi
cinque mesi, ma che poi è costretta ad andar via, perché il tempo
passa, perché è proprio il tempo di farlo.
Così come è il tempo di potare un
albero, questo è pure il tempo di lasciare questo posto, di lasciare
qualcosa di mio a questa città.
L'albero donerà i propri rami, io
forse niente, ma almeno posso dire di avervi lasciato un bel po' di
soldi.
A dire il vero c'è qualcosa di più :
qui ho lasciato risate, pianti, tristezza e gioia.
Qui lascerò una parte di me, cinque
mesi di vita che ho affrontato altrove, lontano da casa e dalla mia
famiglia.
Ebbene, così come l'albero, lascio
qualcosa di mio a questa città.
In un modo o nell'altro, io e l'albero
lasceremo qualcosa.
E ciò voi come lo chiamate ?
Nessun commento:
Posta un commento