venerdì 24 febbraio 2012

Futuro

Finalmente a casa.
Finalmente nella mia stanzetta, seduto alla mia scrivania, accanto alla mia finestra, sulla mia sedia, davanti al mio letto.
Insomma, finalmente a casa. La mia.

E' triste accettare di dover chiudere un sostanzioso capitolo della mia vita senza aver versato una lacrima, o senza un minimo senso di tristezza.
E' triste che non si provi tristezza ?
Chi lo sa. Ciò che è certo è che sto per scriverne un altro ( capitolo ) e voglio farlo al meglio.
Un saluto ai miei amici spagnoli e alla Spagna in generale, che mi ha accolto piuttosto bene ed in cui ho potuto vivere cinque mesi che sicuramente non dimenticherò mai.

Ma ciò che mi affligge in questo periodo non è riferito alla Spagna, né al mio progetto Erasmus appena concluso.
Penso spesso al futuro o, in maniera più specifica, alla nostra vita nel futuro.
Un futuro breve, un futuro che si tratta di qualche ora, o al massimo qualche giorno.

Le morti di genti vicine e meno vicine, poi, mi fanno pensare ancor di più.
Saremo qui tra un'ora ? E domani sarò ancora qui ?
Oppure è tutto scritto ? Oppure c'è qualcuno ( o qualcosa ) che sa già quando moriremo ?
E cosa faremo ?

Sembrano quesiti piuttosto inutili e senza senso, eppure la mia mente non fa altro che ripetermi che certe cose accadono per davvero.
La morte è un traguardo che è raggiungibile da ognuno di noi. C'è chi lo raggiunge prima, chi dopo ; chi lo fa felice e chi un pò meno.
E questo lo capisco perfettamente.
Ma il pensiero che tutto ciò possa accadere in un momento indescrivibile, in un momento a noi sconosciuto, mi terrorizza.
Odio quando la gente muore nel bel mezzo della giornata : una certa persona si sveglia, fa colazione e va a lavoro. Poi, dopo qualche ora, muore.

No, non va bene. Bisognerebbe morire nella notte, oppure prima di svegliarsi.
E' brutto pensare che la gente viva prima di morire.
Ma forse sto degenerando...

Ebbene, mi opprimono certi pensieri : " E se domani tocca a me ? "
" E se fra un'ora mi succede qualcosa ? "
" E se succede a qualche mio amico, o ad un mio parente ? "

In ogni caso, il nemico primo da battere è sempre lui : il tempo.
Ma forse, da oggi, anche la mente...



martedì 14 febbraio 2012

Io e l'albero


Io lo vedo come un segno, come un simbolo.
Così come i simbolisti vedevano nelle parole della poesia immagini da scoprire,
immagini che solo il poeta poteva scoprire, io trovo nella scena che ho davanti un altro di quei simboli che solo io riesco a capire, ad intendere.
Per carità, non che io sia un poeta.
Ma lasciatemi godere di questo piccolo momento di vanità, lasciatemi immaginare, almeno per un solo istante, che ciò che penso sia vero, che quest'immagine non sia altro che me, ma nella forma, per l'appunto, di una mera e semplice immagine.

L'albero che stanno potando qui davanti alla mia finestra sono io.
Quest'albero esisteva sin da prima che io arrivassi in questa città spagnola ed ha vissuto con me in tutti questi cinque mesi.
Adesso, però, sta crollando sotto i colpi di una normalissima motosega, sta dicendo addio ai suoi rami, al suo verde immenso, nonostante l'inverno ormai inoltrato.
Io vado via questa domenica. Io ho vissuto questi cinque mesi assieme a lui.
Io lascio questa città a breve. Lui l'ha lasciata oggi ( salvo il tronco, è chiaro ).
Non vi basta ? Non è già sufficiente ?

Ecco, io trovo in tutto ciò l'immagine di me stesso che vive e sopravvive qui, per tutti questi lunghi cinque mesi, ma che poi è costretta ad andar via, perché il tempo passa, perché è proprio il tempo di farlo.
Così come è il tempo di potare un albero, questo è pure il tempo di lasciare questo posto, di lasciare qualcosa di mio a questa città.
L'albero donerà i propri rami, io forse niente, ma almeno posso dire di avervi lasciato un bel po' di soldi.

A dire il vero c'è qualcosa di più : qui ho lasciato risate, pianti, tristezza e gioia.
Qui lascerò una parte di me, cinque mesi di vita che ho affrontato altrove, lontano da casa e dalla mia famiglia.
Ebbene, così come l'albero, lascio qualcosa di mio a questa città.
In un modo o nell'altro, io e l'albero lasceremo qualcosa.
E ciò voi come lo chiamate ?

lunedì 13 febbraio 2012

Istante

Musica.
Amici. Caffè.
Felicità. Serenità.

E' un attimo, è qualche istante.
Quanto durerà ?

Fuori quasi piove.
Ed io esco, uscirò.
Voglio pulire la mia mente
e il mio corpo
da ogni male.

lunedì 6 febbraio 2012

Mondo

Cos'è il mondo ?
E cosa significa viverlo ?
Vivere il mondo. Suona un pò strano, non è vero ?

Il mondo è un luogo in cui milioni di persone si amano e si odiano ; collaborano o combattono ; si aiutano o si uccidono. E' un luogo variopinto, diverso per migliaia e migliaia di sfaccettature, tutto da scoprire ( anche se praticamente impossibile ).
Vivere il mondo significa viaggiare, godere di questo luogo fantastico, almeno finché e per quanto si può.

Questa esperienza in Spagna mi ha permesso di vivere il mondo e di conoscerlo.
Cioè, di conoscerne solo una parte.
Stare con gente che parla una lingua differente e abituarti a parlarla, a farla tua, aiuta tantissimo a vivere il mondo.
Ed io l'ho fatto.
Tornare a casa la sera pensando  " Ma ho davvero parlato in una lingua diversa per tuta la serata ? " ti fa capire che ciò che stai facendo è giusto, che stai conoscendo il mondo.
Così com'è.

Nonostante le tantissime sofferenze che ho dovuto patire, tra nostalgia, malinconia e malessere fisico, vivere lontano da casa e in un Paese straniero mi ha aiutato tantissimo e penso che ne sia valsa la pena.

Se un giorno non lavorerò, se un giorno non farò ciò che sogno oggi, se un giorno...se un giorno non sarò nessuno e la mia vita farà schifo, beh, potrò sempre pensare di aver conosciuto parte del mondo ed aver imparato a viverci dentro.
A viverci per davvero.


mercoledì 1 febbraio 2012

Dualismo

L'essere umano è fatto per vivere in compagnia.
Non siamo adatti alla vita del solitario, della solitudine costante, dell'oblio del vuoto.
Abbiamo un fortissimo bisogno ( è un desiderio innato ) di compagnia.

Guardate, osservate il nostro corpo.
Due orecchie, due occhi.
Due mani, due braccia.
Due gambe, due piedi.
Un naso ? Due narici.
Una bocca ? Due labbra.

Il cuore è uno, direte voi. E per fortuna !
Non si soffre già abbastanza con uno solo ?

Gli occhi, invece, sono due perché non potrebbe essere altrimenti.
Abbiamo due punti di vista, così come in una coppia di innamorati.
Gli occhi vedono le stesse cose, ma solo da una prospettiva differente.
Così, in una coppia, che vede sempre la stessa cosa ( l'obiettivo di restare insieme
il più a lungo possibile ), è possibile ( e anzi è vera ) l'esistenza di prospettive, idee, pensieri diversi.

Nonostante ciò, come detto, gli occhi sono due. E gli elementi di una coppia lo sono altrettanto.
Sono contigui, sono separati, sì, singoli ; ma uniti da uno stesso scopo, da una identica funzione.

Insomma, noi nasciamo soli, noi nasciamo come singolo individuo.
Ma nel mondo, qui dove viviamo noi, c'è sempre una persona con la quale ci uniremo.
Con la quale, attraverso la propria "individualità", riusciremo a perseguire quello scopo che ci ha
spinti ad unirci.




L'essere umano è fatto per vivere in compagnia.
Solo, non riuscirebbe mai a raggiungere nemmeno il più semplice degli scopi della sua esistenza : vivere.